Non è il fatuo pensiero di un inguardabile romantico che sogna l’unione di intenti per il bene sociale e di una vita più consona ai più basilari principi di civiltà, ma questo voler collaborare “senza se e senza ma” da parte del Primo Ministro Meloni e dell’acccesa rappresentante dell’opposizione di Governo Schlein, mi fa pensare a un qualcosa che, politicamente parlando, non ha precedenti. Ma il tema del femminicidio dilagante che ci fa vergognare di essere uomini (quanto si potrebbe disquisire sul significato di questa parola) va oltre ogni interesse politico di parte, contro ogni guardarsi in cagnesco, forti del pensiero totalitaristico che una maggioranza possa farti sentire in una botte di ferro nel dire e pensare:”Si fa così e basta”. E invece, grazie a Dio, davanti alla storia di Giulia e dell’immonda e indecente persecuzione maschile nel trattare la donna come un oggetto di sua appartenenza, beh, allora, non solo cuore ma anche cervello suggeriscono di unirsi, di fare in fretta, perché già troppo tempo si è perso. L’idea di nuove proposte educative che comincino proprio dalla scuola, luogo in cui da sempre la didattica e la cultura vanno di pari passo nel desiderio del sapere, germoglia non tanto subdolo il seme del non rispetto della diversità e quindi della violenza. Educare le menti in fase di formazione culturale ci piace davvero tanto, ma, per fare questo, ci vogliono leggi e strumenti in grado di mettere in condizione il personale scolastico di poterlo fare. Si, perché l’educazione al rispetto della diversità potrebbe diventare materia importante, così come lo sono tutte le altre che da sempre ci hanno portato a crescere dal punto di vista educativo, umano, culturale e sociale. Ci si unisca dunque in maniera forte e decisa per formare il sesso maschile di oggi e domani a non vergognarsi più di essere uomini o presunti tali. Salvino Cavallaro